Descrizione
Gertrude Stein scrisse Tre vite a Parigi, negli anni in cui frequentava giovani di belle speranze come Matisse e Picasso e sognava di lasciarsi l’America alle spalle. Eppure fu proprio la sua lingua madre, l’inglese, che più di ogni altra cosa la guidò nella stesura della sua prima opera. Lo stile semplice e insieme sperimentale, disadorno e misurato, è capace di plasmare attraverso nuovi codici le vite apparentemente banali di protagonisti qualsiasi: Anna, la vivace domestica della grassa signorina Mathilda; Melanctha e le sue passioni, sempre in lotta con se stessa e con l’ostilità di un mondo incomprensibile; e infine “la gentile Lena”, pavida e passiva, di fronte a cui tutto scorre senza che in lei si accenda né il desiderio né la volontà. Le tre storie, prive di un nesso di trama che le intrecci, sono accomunate dal luogo che ne costituisce il teatro, Bridgepoint, chiara sintesi delle diverse città in cui la Stein trascorse parte dell’infanzia e della giovinezza, tra la Pennsylvania, la California e il Maryland. “Queste Tre vite” scrisse Cesare Pavese “sono soprattutto la scoperta di un linguaggio, di un ritmo fantastico, che tende a diventare esso stesso argomento del racconto, limite spirituale di una magica e immobile realtà quotidiana. […]