Descrizione
Il paradosso che segna la nostra vicenda vissuta è espresso dal titolo stesso del libro che è un ossimoro. Il “cielo” per il poeta è infatti “privato”: privato in quanto ha in sé i segni della vita singola – è nelle stelle, si dice, che è inscritto il nostro destino – ma allo stesso tempo il cielo è di tutti. In esso vi è sia la traccia del passaggio del singolo sia il disegno complessivo del passato, che ci appare però estraneo e inspiegabile. Il cielo è privato per il poeta anche nel senso di “mancante”: sono assenti in esso i segni, poiché l’orizzonte di senso si realizza solo nella presenza dentro di noi del tempo vissuto ed è, dunque, solo nella “piega del reale”, riflesso concavo del cielo stesso, che la parola di poesia può tentare di sfiorarne l’enigma.