Descrizione
Attraverso l’analisi di autori come Platone, Spinoza, Nietzsche, Kierkegaard, Rousseau, sant’Agostino o Anacreonte e opere come il Libro di Giobbe, La critica della ragion pratica o il Secondo manifesto del Surrealismo, la grande filosofa spagnola Maria Zambrano (1904-1991) ci offre qui uno degli studi più importanti su un genere letterario, la “confessione”, che ha attraversato la cultura europea nei secoli, producendo alcuni tra i massimi capolavori dell’arte e del pensiero. Maria Zambrano in questo scritto si interroga dunque su cosa sia “la confessione come genere letterario”, su cosa abbia indotto grandi spiriti così diversi tra loro a una confessione pubblica affidata alla carta. “La confessione” questa è la risposta della Zambrano “nasce quando Verità e Vita entrano in un disaccordo insanabile. Alla sua origine sta una lotta interiore, che porta alla denuncia di sé, a una sorta di fustigazione per espiare i peccati commessi, veri o presunti che siano: la sincerità della confessione, infatti, non è d’obbligo. Ciò che conta non è esser visti per quello che si è realmente, ma offrirsi realmente alla vista, uscire dalla solitudine, comunicare”.